Calciatori pugliesi, 5 nomi entrati nella storia del calcio

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La Puglia è terra di bellezza: anche sui campi di calcio. Basta guardare al passato e al presente di questo sport per avere la prova dell’ottima scuola calcistica pugliese. Sono infatti diversi i nomi che, in un modo o nell’altro, più o meno profondamente, hanno riempito le pagine dei giornali e lasciato un segno.

Selezionare 5 giocatori tra i tanti nati in Puglia non è facile. Però si può fare una classifica, del tutto arbitraria, basandosi su vittorie, talento, trofei conquistati e gol segnati.

E se vogliamo cominciare dal talento, non possiamo non parlare di Antonio Cassano da Bari Vecchia, uno dei talenti più puri espressi dal calcio italiano negli ultimi 25 anni. Da quel primo, indimenticabile gol all’Inter di Lippi, il 18 dicembre di un ormai lontano 1999, all’ultima, surreale esperienza con la maglia del Verona, Cassano ha mostrato tanta classe quanto eccentricità, caratteristica che condivide con molti sportivi; e se da un lato è un peccato pensare a cosa avrebbe potuto fare con un pizzico di continuità in più, ci resteranno comunque stampati a fuoco nelle pupille certi gol e certe giocate da fuoriclasse vero.

Dal già citato gol contro l’Inter, quando si presentò al mondo prendendosi gioco di difensori del calibro di Panucci e Blanc, al gol con la maglia della Roma contro la Juve con tanto di bandierina divelta, fino alla “rinascita” con la Samp e l’arrivo all’Inter, Cassano ha mostrato le sue enormi qualità tecniche, la sua visione di gioco, con i suoi assist impensabili per la maggior parte dei calciatori, e lasciato l’amaro in bocca per quello che avrebbe potuto fare più di quanto abbia fatto: nella sua carriera, ha vinto un campionato spagnolo, uno scudetto e due supercoppe italiane, oltre a un secondo posto agli Europei del 2012 con l’Italia.

Altro talento cristallino, ma di un’epoca precedente, è quello del leccese Franco Causio detto il Barone, rappresentante, insieme ad altri campioni come Bruno Conti, Donadoni ed Evani, della figura dell’ala, capace con i propri guizzi di saltare l’uomo e invitare al gol i compagni con assist sopraffini.
Causio è indissolubilmente legato a due squadre in particolare: Juventus e Udinese. Ma l’esperienza che gli ha cambiato la carriera, agli inizi, è a Palermo, dove incontra un maestro, l’allenatore Di Bella, che ne intuisce il potenziale.
Con la Juve vince parecchio, in particolare con Vycpalek e il giovane Trapattoni in panchina, e con la nazionale porta a casa il Mondiale del 1982, partecipando anche alla leggendaria partita a carte con Bearzot e Pertini. Dopo un periodo di appannamento, trova un rinnovato splendore all’Udinese, disputando tre stagioni indimenticabili.

Legato invece alle fortune dell’Inter degli anni dal 2006 al 2010 è Marco Materazzi, che nella finale del mondiale in Germania del 2006 diede un contributo fondamentale alla vittoria dell’Italia, con un gol e un rigore segnato.
E dire che la sua carriera ha avuto picchi e cadute; dopo aver girovagato per l’Europa e dopo una stagione da difensore-goleador al Perugia, approda all’Inter. Lo scudetto perso del 2002 è una ferita, e dopo anni di buone prestazioni, ma con cadute rovinose dovute al carattere un po’ spigoloso (il pugno a Cirillo rischiò di costargli il Mondiale), trionfa al Mondiale e con la sua Inter. L’apice lo raggiunge quando Mourinho, l’allenatore con cui ha legato di più, lo fa entrare nella finale di Champions League del 2010: il punto più alto della carriera di un difensore sottovalutato, a volte troppo ruvido ma capace. Piccola curiosità: Materazzi è stato tra i vincitori del premio Mediterraneo Città di Andria.

C’è un episodio, nella carriera di Fabrizio Miccoli da Nardò, che rimarrà negli annali: quando, in forza alla Juventus, fece brillare gli occhi a Ronaldinho durante un’amichevole. Che Miccoli sia stato un ottimo giocatore lo dice la buona carriera, seppur avara di vittorie: e se l’esperienza in bianconero non fu certo felice, dal Benfica al Palermo il Pibe di Nardò ha lasciato una traccia indelebile grazie ai suoi gol e alla sua classe cristallina. In particolare, è in terra sicula che l’attaccante si fa valere: 81 reti in 179 presenze, un bottino non da poco in sei stagioni ricche di soddisfazioni.
Forse il suo talento avrebbe meritato di più, ma resta il fatto che il classe ‘79, che a fine carriera è riuscito a giocare nel suo amato Lecce, resta uno dei giocatori più divertenti degli ultimi vent’anni di Serie A.

Concludiamo questa rapida carrellata con un altro grande attaccante, Nicola Amoruso, vagabondo del gol, ricordato soprattutto per essere stato il bomber della Reggina dei miracoli.
Il calciatore, originario di San Giovanni Rotondo, detiene il record di gol con più maglie diverse, 13 squadre tra A e B. Gregario per antonomasia, attaccante dallo sviluppatissimo senso del gol, Nick Amoruso ha giocato spesso all’ombra di campionissimi, ma si è tolto le proprie soddisfazioni  non solo segnando a raffica (128 in A secondo Wikipedia), ma anche vincendo un bel po’ di titoli, tra cui anche un Intercontinentale con la Juventus.

La top 5 si chiude così, ma non possiamo dimenticarci di almeno un altro giocatore che sta riscuotendo grandi fortune da allenatore: Antonio Conte, ora all’Inter, ha vinto tanto da centrocampista (ottimo centrocampista) e da tecnico. E il futuro? Uno dei nomi più in vista del calcio italiano è sicuramente quello di Gaetano Castrovilli, originario di Canosa di Puglia, punto di forza della Fiorentina e obiettivo di mercato delle grandi.

Michele Traversa

Redazione

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