HIJRA al Teatro Abeliano

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HIJRAdi Nicola Valenzanocon: Carla Bavaro, Daniele Ciavarella, Ugo Maurino, Marika Mascoli, Marilisa Sasanelli, Ernesto Valenzano, Annamaria Vivacqua, Enrico ZambriniRegia: Nicola ValenzanoAiuto regia: Paola Fiore Donati
È un giro sulla giostra, la vita dei migranti: salgono, scendono, e i posti liberi vengono subito occupati. Il mondo non cambia: tutto continua uguale con un ritmo lento e inarrestabile. È una storia vecchia, quella dei migranti: le valigie di cartone, gli abiti neri, i fazzoletti in testa delle donne, gli occhi bassi e l’America che arriverà e che sembra esistere per salvarli. Fuggivano da una terra che li odiava per arrivare in una che non li voleva. Uomini, donne, bambini stipati per mesi nella pancia di navi enormi e che respiravano aria consumata da sigarette, sogni, incubi, paure. Che riempivano l’aria dei loro odori e della loro storia. L’ America era il sogno degli italiani senza futuro, senza dignità, la speranza dei poveri, l’aurora dei negletti. Come abbiamo potuto dimenticare quei saluti dolorosi che avvenivano al porto, quei fazzoletti bianchi sventolati al vento e bagnati di lacrime, quegli strappi nell’ utero di madri che vedevano i propri figli, la propria carne, il proprio sangue andar via e forse non tornare più, mai più? Come abbiamo potuto perdere la memoria del dolore? Anche oggi c’è il mare. Il giro eterno sulla giostra della miseria, del possibile riscatto, del cambiamento agognato. Anche oggi c’è il mare. Quel mare che non si è fermato mai, quel mare nero e freddo che ti ferisce pelle, anima e cuore. Fa paura quel mare di notte, ma devo passarlo, devo affrontarlo e lo fai pregando, piangendo, maledicendo, per arrivare in Italia, questa terra che sembra un sogno, che sembra una donna bellissima e distesa che sta lì per accoglierti, per lasciarsi toccare, amare, vivere ed abitare. Ci vuole coraggio, per andare da una terra che ci odia ad una che non ti vuole. E disperazione. Le notti possono diventare eterne, certe notti lo diventano e quelle acque fredde e nere diventano il ventre di una madre sterile che ti tratterà per sempre. Forse ti mangerà, forse non arriverai mai, forse resterai per sempre nella sua pancia nera e fredda.Forse. I migranti lasciano tutto su quel pontile del porto, di notte: lasciano dolore, morte, guerra, miseria e si affidano a quella enorme distesa nera che respira lenta per arrivare dalla loro bella signora che li aspetta e che nei loro pensieri è calda, attenta, piena di vita. Però se lo ricordano bene il momento in cui salgono sui vecchi gommoni, se lo ricordano perché devono dimenticare tutto sulla terraferma: la loro storia, la loro identità, le famiglie, le madri, i figli. E diventano nessuno su quel mare nero e freddo. In fondo è solo un giro sulla giostra, la vita dei migranti, salgono, scendono e i posti liberi vengono subito occupati.
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Redazione

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