Nota del Presidente Regionale Istituto Nazionale di Urbanistica Puglia sul tema della tutela delle dune costiere

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 La modifica alla LR 17/2015 pugliese che elimina il divieto di concessione demaniale in aree di cordoni dunali, e nelle relative fasce di rispetto ha generato un dibattito ampio con molteplici interventi in difesa di questo delicato ecosistema costiero.

L’esito certo di questo intervento normativo è quello di consentire l’utilizzo di una delle poche aree costiere fino ad ora inconcedibili. 

È necessario e utile alla conservazione di questo importante e raro ecosistema averne consentito la concessione agli stabilimenti balneari (fino ad oggi vietata)?

È coerente con la dichiarata volontà di tutti gli attori politici di realizzare una vera transizione ecologica verso uno sviluppo finalmente sostenibile? 

Ed è coerente con gli indirizzi della stessa Regione per la Strategia Regionale di adattamento ai cambiamenti climatici, che include l’erosione costiera tra i rischi, avvalendosi degli studi svolti dal Progetto Interreg AdriaClim, finalizzato a migliorare la capacità di adattamento delle aree costiere ai cambiamenti climatici?

L’assessore Piemontese ha affermato, che rimane immutato l’aspetto oggettivo della tutela (ossia cosa si può o non si può fare sulle dune) mentre cambia il soggetto che può attuare la tutela, ossia con la modifica si delega il privato ad attuare la tutela concedendo la concessione anche di queste rare porzioni di territorio costiero. 

In sostanza si sostiene che quello che si poteva fare prima sulle dune si potrà continuare a fare anche in futuro ma che attraverso la delega della tutela ai soggetti privati che gestiscono le spiagge questa tutela sarà addirittura più efficace.

Per verificare tali affermazioni in forma non ideologica, ma ancorata ai fatti occorre premettere qualche breve definizione sulle dune costiere.

Secondo l’ISPRA “le spiagge e le dune costiere sono forme di accumulo di materiale sabbioso, costituitesi principalmente per azione eolica. I sistemi spiaggia-duna meglio sviluppati si formano generalmente in coincidenza di tratti di costa bassa, confinanti verso l’interno con zone pianeggianti e caratterizzati, sul lato marino, dalla presenza di fondali poco profondi (https://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/rapporti/R_215_15_DUNE.pdf).

La vegetazione che si forma sulle dune è l’elemento chiave sia per la loro formazione sia per il loro mantenimento.

Come ricordato dal recente comunicato dell’ordine dei geologi pugliesi, i sistemi dunali costituiscono, allo stesso tempo, un argine naturale alle acque alte, una protezione per gli ambienti di retrospiaggia e un accumulo di sabbia in grado di alimentare la stessa spiaggia e quindi di contrastare, in parte, proprio gli effetti dell’erosione.

Le poche dune “sopravvissute” sono tuttora minacciate dall’azione antropica e dall’erosione dei litorali che, secondo l’ultimo rapporto Spiagge di Legambiente, in Puglia è aumentata di cinque volte nell’arco di 30 anni; un arretramento della linea di riva che è frequentemente associato proprio alla demolizione delle dune. 

In sintesi, più diminuiscono le dune maggiore rischia di essere l’erosione costiera; con la modifica legislativa si intende favorire le concessioni balneari proprio a scapito di quel bene, che è il cordone dunare, grazie al quale le spiagge resistono meglio all’erosione.

Dalla enorme rilevanza che rivestono le dune nel mantenimento dell’equilibrio degli ecosistemi costieri, deriva l’obbligo di tutelarle.

Secondo il governo regionale la modifica normativa mantiene inalterata la tutela anzi l’incrementa perché viene affidata agli stessi privati che potranno utilizzarla per la fruizione balneare perché anche le dune potranno essere concesse agli operatori balneari.

Queste affermazioni appaiono contrarie proprio alla definizione di dune e alle funzioni che esse svolgono contro l’erosione costiera che per loro stessa costituzione necessitano una tutela integrale e alcuna forma di fruizione perché anche la più leggera può distruggerle e richiedere tempi molto lunghi per la loro ricostituzione.

La demolizione di una duna non è un fenomeno facilmente reversibile, ma che occorre necessariamente evitare.

Anche gli studi effettuati sul litorale costiero dallo stesso Piano Regionale delle Coste hanno dimostrato che i cordoni dunari sono in forte decrescita e che ovunque siano diminuiti non si è più riusciti a favorirne la ricostituzione.

Le dune non richiedono una manutenzione ma una protezione integrale che ne consenta il mantenimento e dove possibile una crescita.

Pertanto, consentirne la fruizione (anche solo per realizzare gli interventi consentiti dall’articolo 56 delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia come dice la norma regionale) non può che favorire l’impoverimento di questa risorsa che contribuisce al mantenimento anche di tutte le spiagge sabbiose limitrofe, formidabile attrattore turistico della regione.

La norma regionale modifica sostanzialmente le limitazioni originariamente previsti dalla L.R.17/2015 che appunto prevedevano la non concedibilità delle aree dunali, consentendo di fatto, pur nel rispetto delle norme del PPTR (art. 56), che rimangono invariate (anche perché la Regione non le può variare senza il consenso del Ministero della Cultura), di rilasciare concessioni demaniale su aree dunali, con conseguente gestione della tutela da parte dell’imprenditore privato.

Gran parte dei cordoni dunari sono inoltre classificati come habitat di interesse comunitario, per essi è previsto il rilascio del parere di incidenza ambientale nel rispetto delle Misure di Conservazione (Regolamento Regionale 10 maggio 2016, n. 6 e s.m.i.) e nel 2015 è stata varata una legge specifica (LR 3/ 2015 “Norme per la salvaguardia degli habitat costieri di interesse comunitario”) che li protegge. Per questo con fondi comunitari (fondi strutturali o fondi legati a progetti sperimentali) e/o con fondi nazionali, sono stati finanziati nel tempo interventi di tutela e conservazione. Quindi è vero che i Comuni non hanno risorse proprie per tutelare questo prezioso bene naturalistico ma numerose risorse nazionali e comunitarie sono state ben utilizzate a tal fine. 

Risulta molto difficile immaginare che i titolari delle concessioni balneari possano fare altrettanto, non fosse altro che in virtù della conformazione di sistemi dunari che, in quanto appunto dotati di una loro continuità e complessità mal si adattano ad essere tutelati “per parti” ovvero per quelle parti ascrivibili a ciascun lido, che magari introdurrebbe azioni di tipo diverso l’uno dall’altro.

Le aggressioni che già attualmente subiscono le dune sono spesso determinate dall’assenza di pianificazione, che comporta la fruizione delle spiagge antistanti le dune attraversandole o utilizzandole come parcheggi estemporanei.

Infatti uno dei peggiori nemici delle dune e degli ecosistemi costieri in generale è la difficoltà dei Comuni pugliesi e della stessa Regione di pianificare le coste, testimoniata dalla scarsa diffusione dei piani comunali delle coste (8 piani approvati su 69 comuni costieri) e la loro interpretazione come gestione degli spazi demaniali piuttosto che come un piano urbanistico capace di organizzare l’assetto non soltanto della fruizione delle spiagge, ma anche dei servizi e di tutti gli spazi di fruizione necessari all’uso delle coste, come ad esempio i parcheggi, la viabilità di accesso, la gestione dei rifiuti e reflui, i servizi igienici, gli eventuali spazi per la somministrazione di cibi e bevande, oltre che delle attrezzature per la balneazione come ombrelloni, sdraio, lettini, ecc.

Se non si pianificano questi ambienti fragili sarà sempre più difficile mantenerli e incrementarne la presenza come invece sarebbe auspicabile. Occorre pertanto, intervenire sulla norma che disciplina la pianificazione comunale costiera per rendere i Piani Comunali delle Coste maggiormente efficaci nella tutela e nella valorizzazione di questo fondamentale patrimonio territoriale identitario della Puglia.

Infine, è rilevante esprimere forti perplessità in merito alla governance che quanto indicato dalla norma regionale prospetta. La legge stabilisce che le aree dei cordoni dunari siano concedibili ai gestori degli stabilimenti balneari. Ma i cordoni dunari sono oggetto di un insieme di norme di tutela di tipo diverso, le norme del PPTR (artt. 56 e 62 delle NTA) ma anche le direttive comunitarie (direttiva Habitat 92/43) e le norme di tutela dei boschi, il vincolo idrogeologico e della fascia costiera (D lgs 42/2004). Il legislatore regionale non ha certo favorito le amministrazioni comunali che dovranno non solo applicare norme assai complesse e articolate, ma anche sottoporre gli interventi che eventualmente i concessionari dovessero proporre, a sistemi di monitoraggio e controllo; e dovranno farlo per interventi parcellizzati ricadenti in uno spazio concesso ad un privato, quindi in qualche modo non più pubblico. 

In sintesi, si sta scaricando ancora una volta sui Comuni l’onere della gestione anche di queste delicate porzioni di territorio regionale.

In conclusione, si chiede di abrogare la modifica alla LR 17/2015 pugliese che elimina il divieto di concessione demaniale in aree di cordoni dunali e di rendere i Piani Comunali delle Coste capaci di disciplinare non soltanto il suolo demaniale ma tutto il contesto territoriale con i relativi servizi necessari alla tutela e alla valorizzazione di questi ecosistemi.

Per il Direttivo Regionale INU Puglia

Il Presidente Prof. Ing. Francesco Rotondo

Sede Regionale

Viale Japigia, n°184

70126 Bari c/o Ordine degli Architetti di Bari

 

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