Acquaviva delle Fonti, il sindaco Carlucci dorme in sala consiliare per protesta alle poche risorse al Sud

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Gesto di protesta ad Acquaviva delle Fonti da parte del sindaco Davide Carlucci il quale ritiene che il Sud continui ad essere fortemente penalizzato dalla risorse legate al Recovey Plan. Il primo cittadino ha occupato la sala consiliare, ed è rimasto lì tutta la notte, con lui anche alcuni consiglieri. In un lungo post Carlucci spiega il motivo della sua protesta.

“Tutto pronto per la mia prima notte da trascorrere in Comune. Non sarà il massimo della comodità ma quando ero ragazzo sono riuscito a dormire anche in una cabina telefonica e quindi, se devo fare il confronto, questo per me è extralusso.Non sono stato cacciato di casa: la mia è una semplice e modesta testimonianza. E visto che è un momento drammatico per molti italiani, non è un male se noi rappresentanti delle istituzioni ci ricordiamo ogni tanto che esiste anche la scomodità. La mia è una testimonianza: perché il Sud è indietro da almeno centosessant’anni e non vogliamo che sia così per sempre. E non lo dico per i miei figli, lo dico per la mia generazione.Perché il Recovery Plan è l’ultima occasione per vivere e vedrete che non la perderemo.Perché se si fosse rispettato l’algoritmo utilizzato dall’Unione Europea, quel calcolo, lo ha dichiarato il ministro Mara Carfagna, “avrebbe premiato il Sud con una quota superiore al 60 per cento” del Piano nazionale di ripresa e resilienza; ma allora, se è così, perché si vuole assegnare al Sud il 40 per cento? Perché già essere meridionali significa essere sfigati, ma se sei un meridionale dell’entroterra sei doppiamente sfigato, perché i grandi progetti vanno nelle grandi città della costa e per le aree interne come la Murgia, l’unica visione che ha lo Stato è pensare di metterci le scorie nucleari. Perché noi sindaci siamo stati lasciati soli davanti alla disperazione e alla rabbia di commercianti, artigiani e altre partite Iva nella crisi più nera, senza che nessuno ci dia gli strumenti per aiutarli a ripartire.Perché siamo pieni di progettualità che nessuno vuole ascoltare.Perché da anni tocchiamo con mano che provare a cambiare e portare sviluppo e qualità della vita sul territorio è una fatica immane, se c’è una burocrazia che ci blocca tutto e che nessuno mai è riuscito a semplificare. Perché non bastano otto anni di sforzi incessanti per far rivivere un ex ospedale; non bastano quattro mesi, due consigli comunali e innumerevoli mail e telefonate per abbattere una cabina Enel che ti consenta di chiudere i lavori di riqualificazione di una piazza; e per ogni piazza da rifare, ogni zona industriale da rendere attrattiva, ogni teatro da ristrutturare, passano almeno cinque, sei, sette, otto anni: perché hanno decimato i dipendenti comunali raddoppiando il carico di incombenze e scadenze a cui devono provvedere.Perché hanno fatto a pezzi la sanità pubblica, costringendoci a lasciare tutte le nostre incombenze e a chiamare amici, figli e vicini di casa per darci una mano a organizzare le vaccinazioni. Perché, visti da Roma, siamo l’ultima ruota del carro. Ma il carro, noi, non lo facciamo fermare”.

Vito Bombacigno

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