Paolo Panaro alla Vallisa di Bari con «La morte di Ivan Il’ič», il capolavoro di Lev Tolstoj

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DIAGHILEV_Paolo Panaro_Orlando furioso 28.2.12 foto ©Vito Mastrolonardo-Bari

La malattia come chiave di lettura della vita è, in sintesi, il leitmotiv del racconto «La morte di Ivan Il’ič», il capolavoro di Lev Tolstoj che l’attore Paolo Panaro legge in Vallisa, da giovedì 8 sino a domenica 11 dicembre (ore 21, festivo ore 20), per l’ultimo appuntamento della decima edizione delle «Direzioni del racconto», la rassegna di teatro di narrazione letteraria organizzata dalla Compagnia Diaghilev in collaborazione con l’Assessorato alle Culture del Comune di Bari e il sostegno della Regione Puglia (biglietti 10 euro, info e prenotazioni 3331260425).

Basta leggere poche pagine di questo meraviglioso racconto per capire immediatamente la grandezza di Tolstoj. La storia è fra le più comuni e semplici, sfiorando addirittura la banalità. Un uomo come tanti, senza alcuna caratteristica particolare e dalla vita piuttosto mediocre, scopre, dopo un piccolo e insignificante incidente casalingo, di essere gravemente ammalato. Comincia a provare pietà per se stesso e a essere insofferente verso il chiassoso mondo della gente sana. Nessuno lo comprende né gli presta ascolto, tranne un giovane servo che si prende cura di lui con serena determinazione.

La malattia e soprattutto la morte diventano, negli ultimi giorni della vita di Ivan, una presenza costante, degli interlocutori affidabili, delle potenze che gli svelano una nuova e diversa realtà. La sua scala di valori va in pezzi e si accorge che tutto quanto ha vissuto è stato falso; la menzogna ha dominato la sua intera esistenza, nella vita familiare come nel lavoro. Così, la menzogna si ritira e arriva finalmente la luce.

Tolstoj, con precisione chirurgica, colpisce al cuore, lasciando il lettore vuoto e senza speranze. Ma è proprio da qui, da questa sconfinata disperazione, che il grande scrittore russo suggerisce di ripartire, di trovare le energie necessarie per riprendere il cammino, di disegnare nuovamente il progetto delle nostre vite.

di Antonio Carbonara

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