Michele Traversa (Puglia Favorevole): “La cultura è un bene collettivo, c’è bisogno di più politiche culturali per le periferie

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Michele Traversa (Puglia Favorevole): “La cultura è un bene collettivo, c’è bisogno di più politiche culturali per le periferie.

DI ANTONIO CARBONARA

Michele Traversa, neo coordinatore politico di Bari Città Metropolitana di Puglia Favorevole, movimento politico di centro che vede il suo coordinatore regionale Gigi Leonetti ci parla sulle visioni e strategie per riannodare i fili del legame comunitario a Bari, indebolito da una borghesia poco generosa e individualismo.
Traversa, discutere di cultura a Bari è come entrare in un campo minato. Da dove partiamo?
«Dalla base, dalle nostre scuole elementari, dove quotidianamente si consumano disuguaglianze sociali con bambini che possono pagare un biglietto per assistere a spettacoli teatrali o incontri con autori e altri bambini che restano a casa perché non possono permetterselo. In base al reddito familiare ad alcuni bambini è permessa la conoscenza e ad altri no».
Una discriminazione di classe sociale?
«Abbiamo una scuola del popolo, a volte senza riscaldamento e strutture adeguate, e una scuola di classe, che realizza recite scolastiche esclusive come “Mary Poppins” di grandi stilisti».
La città registra un arretramento del sentire comunitario. I momenti di condivisione, gli spazi interclassisti, i luoghi di contaminazione trasversale mancano?
«Abbiamo frequentazioni sempre più mirate, spesso di convenienza, e siccome a nessuno conviene stare con un precario, frequentiamo chi svolge le nostre stesse professioni, se il calcio è metafora del nostro tempo, l’idea di un campionato con i soli grandi club europei, mostra perfettamente questo classismo imperante».
Il trend però è globale.
«Certo. L’università col numero chiuso per le facoltà, l’inserimento nel mondo del lavoro dove devi affrontare lunghi tirocini gratuiti che può permettersi solo il figlio del professionista, nel basket si chiama tagliafuori». 
Torniamo a Bari. Il discorso culturale non dovrebbe focalizzarsi solo sui contenitori nel murattiano. Nelle periferie che succede?
«Una manifestazione nel centro cittadino è un evento culturale, in periferia è un evento di solidarietà. Una società che fa uso frequente della solidarietà non sta per niente bene. La solidarietà è un grande inganno, trasforma in generosità politica i sacrosanti diritti civili dei cittadini e di questi ne abbiamo tanti di esempi, soprattutto in questo periodo di Natale.
Fotografa uno stato d’animo diffuso tra gli esclusi dal gran ballo della globalizzazione. Eppure la politica, a Bari e non solo, dovrebbe favorire l’inclusione.
«Si materializzano politiche escludenti che producono ricadute negative, prima tra tutte il sentimento di non sentirsi parte di una comunità, una sensazione che fa montare la rabbia degli esclusi, che sfocia in disprezzo del luogo dove si vive. Sento spesso cori d’indignazione per le scritte sui muri cittadini o per gli atti vandalici: cosa volevamo in cambio di tanta emarginazione, un Ferrero Rocher?».
La rabbia sociale è meglio dell’indifferenza e dell’assuefazione?
«Un bambino al quale è stata negata la possibilità di conoscere, che ha vissuto solo a contatto con chi come lui non aveva niente, che percepisce la chiusura e l’ostilità nei suoi confronti, è un cittadino che abbiamo perso e non c’è rimedio per riconquistare la sua fiducia».
Cos’è mancato in questi anni per far decollare in città una prospettiva che allargasse gli orizzonti anche con la cultura?
«La politica ha sempre e solo sequestrato la cultura per utilizzarla a fini di propaganda. La cultura non deve essere espressione di potere ma strumento per formare e tenere unita una comunità».
Nello specifico?
«Dobbiamo abbandonare l’idea sterile e superficiale di cultura come spettacolo di sé stessa, quel “panem et circenses”, visto il periodo natalizio. Cultura è un ambiente umano consapevole degli altri, cultura è costruire un albergo all’interno del policlinico, che permetta ai familiari dei ricoverati che vengono da fuori città un’ospitalità gratuita e dignitosa; passano la notte dormendo su sedie a sdraio di fortuna, senza potersi fare una doccia il mattino. Una comunità che non sa accogliere persone in difficoltà quale cultura potrà mai esprimere?».
Una proposta concreta che lancia Puglia Favorevole da lanciare nel dibattito cittadino su cultura e spazio pubblico?
«Una tessera della cultura che dia a tutti i cittadini libero accesso a teatri, cinema, musei. La cultura deve essere equivalente alla sanità, un diritto assoluto di ogni cittadino. Ognuno si avvicina alla conoscenza con quello che può; in farmacia, in base al mio reddito, pago il farmaco per intero o in parte o con un piccolo ticket; a tutti è dato il farmaco, a tutti deve essere dato il diritto alla cultura. Mi dirai, questa è utopia. Ricordati, le prossime elezioni comunali le vincerà chi avrà più utopia».

Redazione

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