Per la rassegna “Le direzioni del racconto”, Panaro porta in scena uno dei grandi capolavori della letteratura russa e con la solita maestria riesce a ricreare su un palco nudo tutta la magia di un mondo ormai scomparso. Oblomov, giovane proprietario terriero cui non mancherebbe nulla per vivere un’esistenza soddisfacente, è vittima di una forma di rifiuto di ogni contatto umano, ad eccezione del suo amico Stolz, e vive un’esistenza oziosa e rinunciataria, chiuso in sé stesso, pronto a rifiutare perfino l’amore quando gli si presenta, una vita passiva e rassegnata, sempre uguale a se stessa.
Panaro dà vita ai personaggi principali del romanzo di Goncarov, assume atteggiamenti e voci differenti, cambia il passo e incarna di volta in volta Oblomov, il suo contrario Stolz, la dolce e innamorata Olga, il sarcastico e riottoso, ma fedele, servitore Zachar.
In un’ora di spettacolo Panaro, che ne è anche il regista, ricrea la Russia del 800 e l’eterno conflitto dell’uomo teso tra meditazione e dinamismo, tra tradizione e modernità.
redazione



















































