Il Giovanni Paisiello Festival sbarca a Bari con «La serva padrona»

0
959

Il Giovanni Paisiello Festival va in trasferta a Bari con «La serva padrona», uno spettacolo American Graffiti anni ’50 con il quale la manifestazione diretta da Lorenzo Mattei per gli Amici della Musica Arcangelo Speranza accende i riflettori su un pezzo importante di storia dell’opera del Settecento.

Dopo le due recite tarantine, l’appuntamento con l’intermezzo buffo che il compositore musicò nel 1781, durante il soggiorno alla corte di Caterina II di Russia, è in programma sabato 16 settembre (ore 21), nella chiesa di Santa Teresa dei Maschi, sede dell’omonima Orchestra Barocca diretta da Sabino Manzo. L’ensemble, che suona strumenti storici, è la formazione di riferimento dell’associazione Florilegium Vocis, con la quale il Giovanni Paisiello Festival ha coprodotto l’allestimento, con regia, scene e costumi di Chicco Passaro.

Il soprano Valeria La Grotta (la serva Serpina) e il basso Giuseppe Naviglio (l’anziano nobile Uberto), coadiuvati in scena dal mimo Gabriele Salonne (il servo Vespone), sono gli unici due cantanti previsti nella partitura dell’opera su libretto di Gennaro Antonio Federico, che quasi mezzo secolo prima Pergolesi aveva messo in musica con straordinario successo contribuendo in maniera determinante a far scoppiare a Parigi la celebre Querelle des Bouffons, con i futuri enciclopedisti sostenitori della supremazia del teatro musicale italiano su quello francese.

Dunque, è con Pergolesi che si afferma il best seller di Federico, nel quale l’amore tra la serva e il suo padrone trionfa in un matrimonio interclassista, salvo poi conoscere un’ulteriore popolarità con la ripresa di Paisiello in una versione che il critico musicale Paolo Isotta definisce «letteralmente schiacciante».

Non avendo nuovi libretti a disposizione, il compositore punta su un testo di grande successo e, con la chiara intenzione di confrontarsi con il celebre precedente, “ruba” «La serva padrona» a Pergolesi per festeggiare il quarto onomastico del granduca Alessandro. L’intermezzo va in scena a Tsarkoe Selo, residenza estiva della corte di Caterina di Russia, il 30 agosto del 1781, e i presenti ascoltano un gioiello di grazia parecchio distante dall’omonima opera di Pergolesi. Di fronte al pubblico della corte imperiale, come spiega Maria Grazia Melucci, Paisiello «rinuncia a una comicità eccessivamente chiassosa e caricata, e le baruffe dei due personaggi vengono qui finemente stilizzate». E nonostante la brevità dell’intermezzo, la gamma di arie è davvero ampia, tra momenti elegiaci e virtuosistici, patetici e di furore, con una «cantabilità facile e distesa, dolce e malinconica».

Dunque, Taranto e Bari si gemellano nel nome di Paisiello con il festival organizzato dagli Amici della Musica «Arcangelo Speranza», manifestazione che gode del sostegno di Mibac, Regione Puglia, Comune di Taranto, Puglia Promozione e Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e di alcune eccellenze imprenditoriali nazionali e territoriali, Conad, Programma Sviluppo, Caffè Ninfole e Basile Petroli, BCC di San Marzano di San Giuseppe e Confindustria Taranto.

Info www.giovannipaisiellofestival.it.

Ufficio stampa

redazione

LASCIA UN COMMENTO