I giudici della corte d’Assise di Bergamo, presieduta da Antonella Bertoja, hanno condannato Bossetti all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate di Sopra (Bergamo) scomparsa il 26 novembre 2010 e trovata morta tre mesi dopo. La sentenza è arrivata dopo oltre 10 ore di camera di consiglio.
Antonio Maria La Scala, avvocato penalista e presidente dell’associazione Penelope Italia Onlus, da anni impegnato accanto ai parenti e agli amici delle persone scomparse in Italia.
Lo abbiamo interpellato nell’immediatezza della sentenza di ergastolo a carico di Massimo Bossetti. Un caso di omicidio che ha creato fronti opposti tra innocentisti e colpevolisti, resta il dramma di una famiglia senza la propria figlia.
“Non e’ giusto’, è la prima reazione di Massimo Bossetti dopo la condanna all’ergastolo, lo inchioda il suo DNA sugli abiti della povera Yara, il resto solo incertezze che rendono non del tutto chiaro l’omicidio.
Per l’avvocato La Scala “se è stato realmente lui è la pena più giusta per un simile crimine, attendiamo che la sentenza passi in giudicato”. Prudenza dunque per una sentenza che è al suo primo grado di giudizio. Con l’ergastolo a Bossetti è stata tolta anche la potestà genitoriale in relazione ai suoi tre figli.