Cassa Prestanza Comune di Bari – Ricorso giudiziario contro il Comune di Bari per responsabilità patrimoniale

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Cassa Prestanza Comune di Bari

Ricorso giudiziario contro il Comune di Bari per responsabilità patrimoniale

Intervista Segretario Generale Cisl Fp Bari Francesco Capodiferro

Sulla Cassa Prestanza del Comune di Bari sembra sia calato il sipario con la procedura di liquidazione richiesta dal Comune di Bari e sancita dal Tribunale con la nomina dei Commissari liquidatori le cui risultanze sono state approvate dal Tribunale. In conclusione ci hanno rimesso esclusivamente i lavoratori e le lavoratrici del Comune di Bari con buona pace di tutti i soggetti coinvolti a vario titolo.

Al Segretario Generale della Cisl Funzione Pubblica, Francesco Capodiferro, che confidava nel buon senso di quanti avrebbero potuto e dovuto dare soluzioni al problema chiediamo se anche per i lavoratori e per quanti li rappresentano la vicenda sia da considerarsi conclusa ?

Nonostante ci sia un senso di sfiducia e rassegnazione da parte di molti danneggiati, in tanti non ritengono di dover recedere dal rivendicare giustizia. Ed è proprio per ottenere giustizia che ci siamo fatti promotori, come Cisl Fp, di un ricorso giudiziario contro il Comune di Bari la cui prima udienza è stata fissata per il prossimo 6 giugno.

Ma quali sono state le difficoltà per ricercare e trovare una soluzione che permettesse quantomeno il recupero delle somme versate mensilmente dalle lavoratrici e dai lavoratori nel corso degli anni ?

Personalmente ho seguito la vicenda sin dai primi scricchiolii ma ho riscontrato da subito una scarsa volontà a ricercare soluzioni condivise per una problematica complessa sia per la natura dell’organismo e sia per gli interessi contrapposti presenti nella vicenda. Politici, istituzionali e sindacali.

La politica, in generale, e quella di governo locale, in particolare, sin da subito, ha scaricato oneri e responsabilità proprie pur di evitare di essere direttamente coinvolta. D’altronde anche la magistratura, contabile e ordinaria, hanno evitato con cura di chiarire le responsabilità del “socio fondatore”. La prima adducendo che il notevole numero degli amministratori coinvolti rendeva difficoltoso la individuazione delle eventuali responsabilità erariali , la seconda con sentenze che appaiono incomprensibili ai comuni cittadini ma che scagionano frettolosamente il Comune di Bari quale soggetto istituzionale coinvolto in quanto configura la Cassa quale soggetto giuridico di diritto privato regolato dal il Codice Civile.(sic!?)

Su questa vicenda anche il sindacato è stato chiamato in causa esclusivamente per tutelare le lavoratrici e i lavoratori che, in quanto tali, chiedevano (e ci chiedono ancora oggi) forme di tutela rispetto a quanto stava avvenendo. Molti hanno confuso, strumentalmente, i ruoli istituzionali negli organismi con la tessera di iscrizione al sindacato di quanti venivano eletti nel Consiglio di amministrazione dell’organismo sociale di previdenza e assistenza.

Quindi a parer mio, più che una reale volontà di trovare una equa soluzione, la politica , il Comune di Bari, ha pensato soprattutto a come escludere ogni diretto coinvolgimento potendo disporre di uno stuolo di legali e di notevoli risorse economiche( pubbliche) per affrontare e allontanare qualsiasi sospetto.

Effettivamente la questione risulta poco comprensibile ai comuni cittadini convinti che si tratti semplicemente di rivendicazioni salariali e di privilegi. Segretario in breve potresti meglio delineare la questione Cassa Prestanza del Comune di Bari?

Tutto nasce nel 1924, quando il Comune di Bari costituisce la Cassa di Assistenza per dare sostegno alle maestranze, dipendenti comunali, in difficoltà. Nel 1933 prima e in seguito nel 1957, il Consiglio Comunale di Bari trasformò e riformò la Cassa introducendo tra le finalità anche una forma di previdenza integrativa e decise che per beneficiare anche di tale ultima opportunità i dipendenti avrebbero dovuto versare una quota della propria retribuzione. Anche il Comune avrebbe dovuto contribuire e rendere sostenibili, economicamente, le finalità sociali dell’organismo di protezione sociale appositamente costituito.

Nel 1968 una legge dello Stato, (L. 152/1968) , introdusse il divieto di “corrispondere trattamenti supplementari di fine servizio e pensionistici in favore dei propri dipendenti in aggiunta al trattamento dovuto dagli enti previdenziali cui il personale medesimo è iscritto per legge ”.

Molti Enti pubblici, tra i quali la Provincia di Bari ,ma non il Comune di Bari, in ossequio al divieto, liquidarono le Casse di previdenza.

Tutto sommato, grazie al contributo annuo che il Comune versava in favore della Cassa che controllava e gestiva direttamente, alle quote a carico dei lavoratori e al basso rapporto cessazioni/assunzioni il sistema reggeva .

I blocchi delle assunzioni nella Pubblica Amministrazione, imposti dai vari governi succedutisi dal 2008 in poi, fecero emergere , nella sua drammaticità, la difficoltà a tenere in equilibrio il bilancio sociale come per altro più volte evidenziato, nelle loro relazioni, anche dai revisori contabili. Se a tutto ciò si aggiunge che dal 2014 il Comune, Ente fondatore, sospese unilateralmente, in via precauzionale, il proprio contributo ma non si curò di sospendere le trattenute a carico dei dipendenti iscritti per i quali continuò a trattenere sulla loro busta paga un contributo pari al 3% della retribuzione, il grave disequilibrio finanziario che ne scaturì non consentiva più di sostenere e garantire alcuna finalità sociale arrivando al paradosso di impedire la cessazione della trattenuta mensile effettuata sulle retribuzione pur sapendo che difficilmente i lavoratori avrebbero mai potuto recuperare!

Morale: libri in tribunale e circa quindici milioni di euro (soldi di tante lavoratrici e lavoratori) in fumo.

Segretario, ma nel frattempo il sindacato dov’era?

In prima linea. Nonostante da subito ci hanno voluto chiarire che la vicenda fosse una questione tra privati, noi, parlo per la Cisl Fp, non ci siamo mai lasciati intimorire ne abbiamo mai smesso di ricercare soluzioni. Anche quando gli amministratori del Comune ci volevano convincere della loro estraneità a quanto avveniva alla Cassa. Le abbiamo provate tutte le strade per una equa soluzione ma di fronte al menefreghismo istituzionale non ci resta che una sola strada da percorrere: quella giudiziaria che nel 2016 ha dato risultati ,parziali ma confortanti ,per quanti ebbero fiducia nella nostra iniziativa.

Le sue sono accuse forti, perché parla di menefreghismo istituzionale?

Non saprei come altro definire il comportamento di quanti avrebbero potuto fare qualcosa ma hanno preferito defilarsi . Purtroppo oggi si salvano le banche con i soldi pubblici ma non si è disponibili a fare altrettanto nei confronti di tanti lavoratori che si sono fidati di un Ente pubblico qual è il Comune di Bari .

Nessuna dichiarazione del Presidente Emiliano impegnato nel tutelare i danneggiati della Popolare di Bari, non è da meno il suo successore al Comune di Bari che ha appellato perfino una sentenza che dava ragione a quanti rivendicavano il diritto a recedere dalla Cassa, poco ha potuto fare il Prefetto di Bari di fronte al fallimento dei suoi tentativi di mediazione tra le parti culminati con la presa d’atto della indisponibilità del Comune. Fondamentale, in senso negativo, il parere della Corte dei Conti Puglia che ritiene illegittimo il contributo del Comune ma non ritiene di dover ricercare le responsabilità. Tanto il danno riguarda i lavoratori!

Ci risulta che la politica si era mossa per ricercare una soluzione che consentisse al Comune di poter agire in favore dei danneggiati, qual è il risultato?

Una farsa! Effettivamente ci sono stati diversi incontri per cercare una soluzione parlamentare che attraverso un emendamento legislativo consentisse al Comune di restituire i risparmi. L’emendamento è stato bocciato diverse volte. Evidentemente non aveva la necessaria ed opportuna copertura…”politica” oppure che la stessa non è stata mai ricercata concretamente.

Quindi siete rassegnati?

Assolutamente no. Confidiamo nell’unica strada percorribile che, seppur rischiosa, può consentire di ottenere giustizia. Riteniamo il Comune di Bari responsabile del danno patrimoniale arrecato a quanti hanno versato i loro risparmi e il ricorso promosso per tutelare i lavoratori iscritti verte proprio per ricercare responsabilità, omissioni da parte dell’Ente a cui uno strano Statuto conferisce pieni poteri di gestione e controllo. La Cisl Fp di Bari è l’unica organizzazione sindacale che, senza alcun tentennamento, è convinta che la Cassa Prestanza sia un soggetto di natura pubblica e che il 6 giugno 2022 (data della prima udienza) sarà l’inizio di un percorso per ottenere giustizia per i dipendenti del Comune di Bari danneggiati dal default della Cassa.

Francesco Capodiferro – Segr.Gen. Cisl FP Bari

Redazione

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