Bari, gravi danni celebrali per un 24enne dopo un incidente: l’appello della mamma

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Pia Colella, madre di Raffaele Carofiglio

“Oggi Raffaele mangia, inizia a parlare e camminare, da qualche giorno dice ‘mamma’. Ma curarlo in Austria ci costa mille euro al giorno e non riusciamo più a sostenere le spese. Se in Italia fossero disponibili i farmaci di cui mio figlio ha bisogno, potremmo curarlo qui”.

 

 

A parlare è Pia Colella, madre di Raffaele Carofiglio, 24enne barese che il 16 aprile 2016, in un incidente stradale, ha subito gravissimi danni cerebrali che gli hanno tolto la parola, la memoria, la mobilità. Ex bagnino, Raffaele aveva superato da poco il concorso in Marina e si sarebbe imbarcato da Taranto a settembre di quell’anno. Sua madre non si è mai arresa, anche quando avevano dato suo figlio per morto arrivando a proporre la donazione degli organi, e dal marzo scorso, dopo due anni di cure in diverse strutture sanitarie italiane senza ottenere miglioramenti, ha portato Raffaele in una clinica di Innsbruck, dove rimarrà almeno fino alla prossima primavera. Degenza, farmaci e terapie costano 30 mila euro al mese, metà dei quali rimborsati dalla sanità pugliese. Intanto il padre del ragazzo, vigile del fuoco, è in aspettativa dal lavoro e si è stabilito in Austria, in una casa in affitto non lontano dalla clinica, mentre nella loro abitazione di Santo Spirito c’è l’altra figlia, studentessa 20enne. In questi mesi, grazie anche ad una pagina Facebook creata da amici e familiari del ragazzo ‘Aiutiamo Raffaele’, sono stati raccolti i fondi che hanno consentito al 24enne di continuare a curarsi, arrivati anche da un benefattore italo-americano. Sono stati organizzati anche numerosi eventi di raccolta fondi e questa sera ce ne sarà un altro, presso il circolo della Vela di Bari, con la partecipazione gratuita di Umberto Smaila e tre dj baresi. Sono stati venduti circa 200 biglietti al costo di 50 euro e il presidente del Bari Calcio, Luigi De Laurentis, donerà una maglietta della squadra che sarà messa all’asta. L’appello della signora Pia, però, non si limita alla richiesta di un contributo economico, ma è rivolto alle istituzioni italiane perché adottino i farmaci di cui Raffaele ha bisogno. “Sto fondando una associazione – spiega la donna – che si chiamerà ‘Una rondine per Raffaele’, perché non è giusto che i genitori di pazienti come mio figlio debbano andare all’estero”.

ansa

redazione

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